LE FIABE SONO VERE

Maurizio Mosetti racconta le fiabe italiane

(per “grandi” e “piccini picciò”)

al violino Mario Peperoni

Fiabe della tradizione popolare italiana adattate e sonorizzate da Maurizio Mosetti, musicate al violino da Mario Peperoni e disegnate da Giovanna Serafini.

La fiaba è un tipo di narrazione i cui protagonisti non sono quasi mai animali (tipici invece nella favola), ma creature umane, coinvolte in avventure straordinarie con personaggi dai poteri magici come fate, orchi, giganti e così via.

Le fiabe sono state tramandate oralmente, ma c'è chi le ha raccolte e trascritte dando loro una particolare struttura come i fratelli Grimm in Germania, Charles Perrault in Francia, Aleksander Afanasiev in Russia; in Italia Giambattista Basile, Vittorio Imbriani, Domenico Comparetti, Giuseppe Pitrè e più recentemente (negli anni cinquanta) Italo Calvino, che scrive:  "Le fiabe sono nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna”.

Le fiabe rappresentano la voce, forse impersonale, ma proprio per questo tanto più autentica, di un’esistenza primaria, immediata, totale nei suoi entusiasmi così come nelle sue paure, nei suoi illogici innamoramenti così come negli odii più profondi ed inspiegabili; un’esistenza, a ben guardare, assai simile a quella di ciascuno di noi negli anni, più o meno lontani, più o meno rimpianti, della nostra infanzia.

Il raccontatore di fiabe, il novellatore, è la persona che con il suo stile e il suo fascino mutua il sempre rinnovato legame della fiaba atemporale col mondo dei suoi ascoltatori, con la Storia.

Ancora nell’Ottocento, dove viveva come  tradizione orale, questa che noi siamo abituati a considerare «letteratura per l’infanzia», non aveva una destinazione d’età: era un racconto di meraviglie, piena espressione dei bisogni poetici.

La morale della fiaba, scrive Calvino,”è sempre implicita, nella vittoria delle semplici virtù dei personaggi buoni e nel castigo delle altrettanto semplici e assolute perversità dei malvagi; quasi mai vi s’insiste in forma sentenziosa o pedagogica. E forse la funzione morale che il raccontare fiabe ha nell’intendimento popolare, va cercata non nella direzione dei contenuti ma nell’istituzione stessa della fiaba, nel fatto di raccontarle e di udirle”.