I SONETTI DI GIUSEPPE GIOACHINO BELLI

 

312 (312). LA SPIA

Che arte fate mò, vvoi, sor Ghitano?
Fate er curier de corte, o la staffetta?
Fate er zoffione, er pifero, er trommetta,
l’amico, la minosa, o er paesano?
 
Quanno stavio a abbità ttra Rruff’ e Ffiano
ve volevio bbuttà ggiù da ripetta;
e mmó pportate ar petto la spilletta
du’ lumache a la panza, e ’r pomo immano.
 
Che cc’è a ppiazza Madama ch’è da maggio
c’ogni ggiorno l’avete pe ccustume
d’annacce a ffà ttra er lusco e ’r brusco un viaggio?
 
Nun arzamo però ttutto sto fume,
per via ch’er vicoletto der vantaggio,
sor Cavajjere mio, rïesce a ffiume.

7 gennaio 1832                                            Der medemo
 

Testo ipertestualizzato completo di liste e concordanze delle parole

La numerazione dei sonetti è quella seguita da Roberto Vighi
(Giuseppe Gioachino Belli Poesie Romanesche - Libreria dello Stato 1988-1993).
La numerazione tra parentesi fa riferimento all'edizione Vigolo